Il congiuntivo nel Goldoni

Authors

  • Mitja Skubic

DOI:

https://doi.org/10.4312/linguistica.10.1.107-110

Keywords:

Il congiuntivo nel Goldoni

Abstract

Nelle sue commeclie dialettali, Goldoni spesso ricorre al congiuntivo. La forma e tanto frequente e tanta è la coerenza nell'uso che ci testimonia della popolarita del congiuntivo nel veneziano parlato del suo tempo. E ancora non sapremmo elencarne tutte le forme, giacche, nel presente almeno, una speciale per il congiuntivo esiste quasi solo per la 3.a persona (come nell'indicativo, anche nel congiuntivo coincidono la 3.a del sg. e la 3.a del pl.). Pochi sono i verbi che mostrano una forma a parte per il congiuntivo nella La pers. sg. Citiamo dalla Casa nova: »fe conto che sia morto per vu«, I, 6; »E no le vol ehe maledissa sta casa e che diga roba de quel strambo de so fradelo«, II, 5; »se no volè che vaga, lasserò star«, II, 6; »bisognerà che dipenda da ela«, I, 6; »ghe son, bisogna che ghe staga, I, 2; »Bisognerà che m'inzegna da qualche altra banda«, I, 15. Quasi inesistente la 2.a pers. sg.; >>Siestu benedeta, dove che tu xe«, Rusteghi, II, 3. La scarsità della forma nel congiuntivo è da riconnettere alla scarsità della 2.a pers. in generale nelle commedie. Non ci sono forme del congiuntivo nel plurale: »avanti che lo spartimo, fevelo mostrare«, Baruffe, I, 5; »acciò che vegni a discreditar la mia casa«, Rusteghi, II, 3; »son vegnua a posta, acciò che parlè”, Rusteghi, III, 2.

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6. 11. 1970

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